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Chianti e Prosecco, paesaggi per l'Unesco


Il Chianti classico ha ufficializzato la candidatura del Chianti, corrispondente al territorio del Gallo Nero, a patrimonio dell’umanità Unesco. L’idea, già ventilata dal consorzio nei mesi scorsi, è stata formalizzata a Firenze nel corso di una serie di celebrazioni per i 300 anni dal bando del granduca Cosimo III – una sorta di Docg ante litteram – che il 24 settembre 1716 decreto’ i confini di 4 territori di produzione del vino: Chianti, corrispondente all’attuale territorio del Chianti classico, Pomino (Chianti Rufina), del Valdarno di Sopra e di Carmignano. Un territorio che già allora riscuoteva un grande successo, tanto da far nascere, nella mente del lungimirante Granduca, l’idea di proteggerlo e tutelarlo.

I festeggiamenti per il terzo centenario si sono chiusi al Teatro dell’Opera dove è intervenuto anche il premier Matteo Renzi. “La qualità del nostro vino è almeno pari, ma io dico migliore dei nostri cugini francesi. Rispetto a loro noi non abbiamo saputo far squadra negli ultimi 20-30 anni. Non abbiamo fatto ciò che loro hanno fatto con grande visione e strategia: ora dobbiamo fare di più e meglio”. Tutto questo sulla scia di un 2015 positivo dove si è registrato un boom di export a quota 80%, +8% di vendite, un fatturato da 700 milioni e una ripresa anche delle vendite in Italia che dopo vari anni di stasi sono tornate a crescere del 2%.

Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha dato sostegno alla candidatura: “Credo che sia un atto doveroso – ha detto – che possiamo fare insieme per rappresentare al massimo livello, una storia di eccellenza come quella del Chianti. Prendersi questo impegno per celebrare i 300 anni di questa esperienza è una scommessa sul futuro che dobbiamo vincere insieme”. Ovviamente non e’ ancora fatta: il prossimo step è l’ingresso nella ‘tentative list’, una sorta di lista d’attesa che richiede almeno due anni di lavoro per l’iscrizione. Poi l’Unesco chiede di star fermi ancora un anno per vedere se è tutto il territorio a richiedere il marchio Unesco e se in quel perimetro candidato il quadro giuridico sia già di massima tutela.

Le “capitali” del Chianti sono le città di Firenze e Siena e le sue terre si estendono proprio a cavallo tra le due province: si tratta di 70.000 ettari che comprendono per intero i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. Elemento caratteristico del paesaggio agrario chiantigiano sono, infatti, i filari di viti che si alternano agli oliveti. Gli oltre 7.000 ettari di vigneti iscritti all’Albo della D.O.C.G. per la produzione di Chianti Classico fanno di questa denominazione una delle più importanti d’Italia.

La Toscana ha gia’ sette siti UNESCO: Firenze e Siena per i loro centro storici, Piazza dei Miracoli a Pisa, San Gimignano, Pienza, la Val d’Orcia e le 12 ville e giardini Medicei.

E dopo il Chianti, il Prosecco: con un nuovo logo – lo skyline stilizzato delle colline di Conegliano e Valdobbiadene trasformate in un puzzle di verdi, gialli, blu e oro, adagiato su una striscia di terra, simbolo del territorio – le colline di Conegliano e Valdobbiadene dalle cui botti escono le celebri bollicine mandano avanti la candidatura per entrare nella prestigiosa lista dell’UNESCO.

“Il logo è una nuova, importante, tappa, nel percorso della candidatura del paesaggio del Prosecco”, ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, spingendo oggi la candidatura delle”Terre del Prosecco Superiore”: “E’ stato predisposto in concomitanza con la chiusura del dossier tecnico-scientifico elaborato dal team di esperti, coordinati dall’architetto Pietro Lauretano, e con la firma del protocollo d’intesa tra i 28 comuni delle ‘Terre Alte’ della Marca e la Regione per la tutela paesaggistica del territorio”.

Il logo contrassegnerà ogni bottiglia prodotta sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene e ogni attività promozionale del territorio un gioco di squadra perché la candidatura superi nel 2017 la valutazione nazionale ed entri nella selezione degli esperti Unesco di Parigi”.

La candidatura Unesco dei 440 chilometri quadrati delle colline di Conegliano e Valdobbiadene è il traguardo-simbolo di un paesaggio plasmato e conservato nei secoli grazie al lavoro sapiente ed ‘eroico’ dell’uomo che ha saputo coltivare ogni zolla, trasformando le ripide rive, strappate ai rovi e alla boscaglia, in terrazze di pregiati vigneti costellate di borghi, pievi e casali in pietra vita. Non solo vino ma anche e soprattutto natura e arte. La continuità tra passato e presente è testimoniata dai paesaggi rinascimentali immortalati da Cima da Conegliano, Giorgione, Giovanni Bellini e dai grandi maestri della pittura veneta.

“Ci sono tutte le carte in regola per entrare nella ‘tentative list’ dell’Unesco – ha detto Zaia – a patto che tutti ci credano: non stiamo candidando un vino, ma il paesaggio, quel mix di natura, storia, cultura e arte che rende le colline dell’Alta Marca un sito unico al mondo per bellezza, cultura e produttività. Un sito che è la carta d’identità del Veneto e che merita di diventare patrimonio di tutta l’umanità”.


Fonte: OnuItalia

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