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Fratelli Mori, l’osteria di famiglia dove sentirsi a casa



Ci hanno messo un bel po’ ad abbandonare il vecchio nome, Novecento, scelto all’inizio dal papà Ambrogio. Poi però hanno capito che il modo migliore per rimanere fedeli al fondatore, mancato qualche anno fa, era proprio quello di sottolineare l’impronta che lui aveva voluto dare al locale: una cucina di famiglia, sincera e ospitale. Mangiare a Fratelli Mori è un po’ sentirsi a casa. Dove si trovano quei piatti solidi della tradizione romana, fatti con amore, ma ci si spinge anche verso sapori scoperti magari durante un viaggio estivo lungo la Penisola. Ambiente caldo, raccolto dentro pareti in pietra su cui campeggiano alcune poesie in romanesco, questa trattoria si trova nel cuore del quartiere romano di Ostiense, vicino la Piramide, in via dei Conciatori.



Francesco, Alessandro e Giuliana Mori


Francesco e Alessandro, i due fratelli Mori, raccontano la storia dell’osteria, cominciata una quindicina di anni fa, quando il capofamiglia, con il pensionamento, aveva deciso di mettersi in gioco e di servire al pubblico i piatti con cui allietava parenti e amici la domenica. Spiega Francesco: “Abbiamo iniziato in sordina, senza un’identità precisa. Col tempo però abbiamo acquisto esperienza e consapevolezza. L’idea è proprio quella di una ristorazione in cui il cibo e l’appartenenza al territorio romano sono importanti quanto la socializzazione e la familiarità. Per questo oggi abbiamo deciso di chiamare questo posto Osteria Fratelli Mori proprio in omaggio all’intuizione di nostro padre”. Nel menu scelto dai due osti la romanità è al centro. Con la selezione di materia prima che viene dal vicino Mercato di Testaccio o da fornitori di fiducia come Dol e Guffanti per i formaggi, il pastificio Gatti per la pasta fresca, Cocco per quella secca, Giraldo per il Baccalà, Gustarosso per i pomodori. Tra gli antipasti, spiccano i fritti e il fiore di zucca, con alcune deviazioni tra il Veneto con il baccalà mantecato e la Sicilia con le polpette di melanzane (piccolo suggerimento: forse inserire queste proposte in una voce a parte del menu, tipo “In viaggio con papà”, darebbe al una maggiore coerenza a una trattoria che si presenta per la cucina romana). Tra i primi abbiamo assaggiato dei rigatoni all’amatriciana e un’ottima carbonara. Sui secondi il pezzo forte sono le polpette di bollito (con manzo e gallina). Chiude il menu dei dolci, dove –accanto alle torte e le crostate preparate da mamma Giuliana - si innalza la Ricotta di Ambrogio, sontuosa creazione di papà Mori, fatta con ricotta di bufala, scorza di arancia candita e pistacchio caramellato. Nota di merito, la scelta delle bottiglie (i fratelli Mori sono entrambi sommelier), con una ricca carta dedicata all’enologia laziale e una preponderante presenza di vini naturali.


la sala della Bicicletta

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