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Storia e ricetta delle sfogliatelle di Santa Rosa!


Ecco la ricetta di un caposaldo della pasticceria campana: la Sfogliatella di Santa Rosa! Subito dopo la ricetta di Christoph Bob, chef dell'incantevole Monastero di Santa Rosa a Conca dei Marini, vero luogo di nascita del dolce, qualche cenno sull'origine di questo capolavoro del gusto...


Ingredienti per 12 Sfogliatelle

Per la pasta croccante

Kg 1 farina

g 400 acqua

g 250 strutto

g 200 zucchero

g 10 sale

Per la farcia

g 415 acqua

g 250 ricotta vaccina

g 150 zucchero a velo

g 140 semola

2 uova

g 100 bucce di arancia candite

1 limone

1 arancia

Cannella

g 5 sale

Per la guarnizione

Crema Pasticciera

Amarene sciroppate

Zucchero a velo


Preparazione pasta croccante

Versare tutti gli ingredienti in una planetaria, eccetto lo strutto.

Impastare fino ad ottenere un composto compatto e liscio. Ungere l’impasto con un poco di strutto e avvolgerlo nella pellicola e fare riposare per mezzora. Quindi stenderlo nella macchina sfogliatrice ( o stenderlo a mano col mattarello) per ottenere una sfoglia molto sottile.

Cospargere un poco di farina sulla spianatoia,stendervi la sfoglia e ungere la superfice con lo strutto e poi arrotolarla su se stessa stringendo bene al fine di ottenere un rotolo del diametro di 6 cm e lungo 25 cm. Ungere anche la superfice esterna con altro strutto e avvolgerlo nella pellicola.

.Riporre in frigo per almeno quattro ore.


Preparazione per la farcia

Cuocere la semola in abbondante acqua con il sale per circa cinque minuti, quindi scolarla bene e

farla raffreddare. Una volta ben fredda, aggiungere la ricotta precedentemente setacciata, le uova

intere, le bucce di arancia candite e tagliate a cubetti, un pizzico di cannella e la buccia grattugiata

del limone e dell’arancia. Amalgamare il tutto ottenendo un composto sodo.


lo chef Christoph Bob del Refettorio, il ristorante del Monastero Santa Rosa Hotel & Spa di Conca dei Marini


Procedimento

Togliere il rotolo di pasta dal frigo e, utilizzando un coltello ben affilato, tagliarlo in dischi spessi

circa un centimetro. Ungere con lo strutto la superficie di un disco poi con le mani iniziare a

lavorare per dargli la tipica forma a campana ruotandolo continuamente tra le dita e lavorandolo

spingendo con i pollici dal centro verso il bordo mentre le altre dita fanno il movimento inverso,

cioè dal bordo verso il centro. Riempire la cavità con la farcia fino al bordo che non andrà richiuso.

,Ripetere l’operazione fino ad esaurimento dei dischi e della farcia.

Disporre le sfogliatelle in una teglia foderata con della carta da forno e cuocere in forno preriscaldato a 180 C° per venti minuti.

Una volte cotte e intiepidite, cospargere le sfogliatelle con zucchero a velo e decorarle con crema pasticcera e amarene sciroppate.







Ed ecco l'antica storia di questo inimitabile dolce campano:


L’originale idea di creare le deliziose e dolci Sfogliatelle, che risale ai primi anni del Settecento, venne per la prima volta alle suore domenicane che soggiornavano nel maestoso e austero Monastero Santa Rosa di Conca dei Marini, piccolo paese della Costiera Amalfitana.

Proprio qui, in questo meraviglioso angolo di mondo, nacquero le celebri Sfogliatelle Santa Rosa, frutto dell’inventiva e dell’abilità delle monache che vollero poi battezzare la loro dolce invenzione con il nome, appunto, del monastero, che oggi ospita un raffinato Hotel&Spa.

Intente a manipolare farina, zucchero e latte, le suore crearono un saporitissimo dolce dalla fragranza e gusto incomparabili e vollero dargli un aspetto particolare che ricorda il cappuccio monacale o una conchiglia, quasi a evocare gli elementi più rappresentativi del luogo: il convento e il mare.

Le monache erano solite preparare il pane occorrente ai bisogni della comunità con cadenza quindicinale

Un giorno, poiché era rimasto inutilizzato un piccolo quantitativo di impasto lievitato, invece di disfarsene

provarono ad aggiungervi sugna, zucchero (ingredienti di cui abbondavano le loro dispense) e un bicchiere di vino bianco San Nicola, di loro produzione e gelosamente conservato nelle fresche cantine del convento.


Il Monastero Santa Rosa, oggi raffinato resort.


Dopo aver accuratamente spianato l’impasto, lo divisero in due larghe “pettole” (dischi d’impasto) aventi il diametro di una normale pizza napoletana. Al centro di una di esse posero del “bianco mangiare” (una sorta di crema fatta unicamente con semola di farina, latte e zucchero), alcuni pezzetti di frutta secca (soprattutto pere e albicocche, che producevano in abbondanza nei loro orti lussureggianti e che nelle caldi estati provvedevano ad essiccare con amorosa cura sui luminosi terrazzi), alcuni frammenti tostati di nocciole (anch’esse provenienti dal proprio noccioleto) e, come grazioso tocco finale, una o due amarene sciroppate (della cui conservazione erano inimitabili maestre). Coperto il tutto con l’altra “pettola” e modellato a mano l’impasto per dargli la caratteristica forma di conchiglia o di cappuccio monacale, il dolce fu finalmente infilatonel forno ancora caldo. Grande fu la sorpresa delle suore quando, tirandolo fuori ben cotto dal forno,avvertirono un profumo inebriante,che si sparse in un attimo nell’intero convento. Apprezzatane la gustosa fragranza, fecero grande festa, esse stesse per prime ammirate dalla bontà dell’invenzione,ma mai immaginandoquale gustosissimo“miracolo dolciario” fossero riuscite a realizzare.


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