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Vinòforum 2020. La Sicilia nel bicchiere, Roma nel piatto


L'extra brut Duca Nero

L'attesa è finita, ha um paio di mesi di ritardo ma anche quest'anno si presenta in ottima forma.

Vinòforum 2020 ha aperto i battenti nella suggestiva cornice del Parco di Tor di Quinto a Roma, che già dall'anno scorso ospita la manifestazione, un evento di eccezionale rilevanza per il mondo eno-gastronomico non solo romano. Una organizzazione in continua evoluzione, che da sedici anni sa soddisfare le curiosità di appassionati e professionisti del gusto, grazie agli ideatori Emiliano De Venuti e Michela Corvino. Quest'anno, ancora una volta media partner, vogliamo raccontare l'evento attraverso i territori, meglio, attraverso le espressioni dei territori e dei loro migliori interpreti.

Per il vino cominciamo dal sud, per la precisione dalla Sicilia: territorio che negli ultimi vent'anni ha raggiunto livelli qualitativi ragguardevoli in campo internazionale, sia con la produzione di vini da vitigni autoctoni sia da quelli internazionali. Abbiamo degustato Duca Nero, una novità dell'azienda Duca di Salaparuta, un Pinot Nero vinificato bianco e spumantizzato con metodo charmat, che unisce l’eleganza e la freschezza al naso ad un palato in cui spicca una mineralità unica nel suo genere. Potente. Vitigno coltivato alle pendici dell'Etna, un terreno di natura vulcanica, offre la possibilità alla vite di presentarsi al meglio. Duca di Salaparuta è un'azienda che esprime nei suoi vini l'essenza dei territori siciliani. Una ricerca della qualità che continua nel tempo, racconta con il suo stile unico gli aspetti più interessanti della Sicilia e dei vitigni prediletti. Ma sotto il marchio della casa madre sono raccolti altri brand illustri e importanti per la Sicilia, marchi storici come Florio e Corvo.


La carbonara di Massimo Pulicati

Vinòfurum offre al visitatore la possibilità di accompagnare i vini con piatti eseguiti da grandi maestri di cucina, tutti cuochi grandi interpreti di una cucina verace, espressione di un patrimonio culturale che è una bandiera del nostro paese in tutto il mondo. Abbiamo assaggiato LA CARBONARA dell'Oste della Bon'ora: Massimo Pulicati. Massimo, storico trattore dei Castelli Romani, ha da poco aperto anche al centro di Roma, assieme alla sua inseparabile moglie, Maria Luisa Zaia, l'Oste Matto.


Massimo Pulicati


Matto è la definizione giusta per definire l'estro e la fantasia di Massimo, un ex body guard appassionato di cucina che incontrando maria Luisa ha saputo rivoluzionare la propria vita. La maestria in cucina della signora ha permesso al Pulicati di mettere a frutto tutte le sue conoscenze attorno a prodotti di qualità siano essi erbe spontanee o frutto di abili artigiani. Maria Luisa ha sputo anche creare una scuola dove si sono formati molti giovani non solo i figli, che sono rimasti a Grottaferrata.La carbona è comunque un piatto difficile, l'equilibrio delle sapidità richiede esperienza e mestiere, a Roma è facile trovare interpretazioni mediocri, mentre questa di Massimo nella sua ricerca di equilibrio si fa notare, il pecorino aggiunto sulla superficie del piatto non è una esagerazione, come anche il guanciale non troppo croccante rilascia ancora i suoi sentori originali.


Street food d'autore di Andrea Pasqualucci


A fianco della carbonara del navigato Pulicati abbiamo trovato degli arancini stupendi, opera del giovane Andrea Pasqualucci. Il riso ancora al dente, il condimento abbondante avvolge il palato in un entusiastico vortice di sapore, sia il ragout, non bianco ma quasi, sia il più delicato prosciutto e formaggio.


Andrea Pasqualucci


La panatura si presenta croccante e poco resistente all'attacco dei denti, una interpretazione non classica del supplì romano o degli arancini siciliani ne tanto meno della palla di riso napoletana, ma capace di stupire per la capacità di far distinguere i sapori di tutti gli ingredienti. Andrea nasce a Roma ma non si sente limitato dalla tradizione gastronomica della sua città, la sua è una ricerca costante su tutto il territori italiano, sa decodificare ogni ingrediente e abbinarlo in combinazioni sagaci. Ama i tagli poveri, il quinto quarto e il pesce azzurro: la sua filosofia di semplicità è fondamentale nella ricerca delle materie prime del territorio locale. Ormai da tre anni è lo chef del Moma di Roma.

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