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Clotilde è il nuovo ristorante di Piazza Cardelli, nel pieno centro di Roma, aperto da pochi giorni ha subito conquistato il favore del pubblico; un locale diverso nello stile dalle altre novità del settore. Clemente Quaglia, il patron, dopo l’esperienza ventennale di Clemente alla Maddalena ha voluto creare qualcosa di nuovo, un locale raffinato: un salotto di altri tempi con accenti contemporanei. Il nome del ristorante è dedicato alla mamma di clemente, che nella sua mente è icona di savoir fare; una perfetta padrona di casa sempre attenta alle esigenze dei suoi ospiti, pronta ad offrire il meglio delle sue cantine e del suo cibo. Questo ha voluto ricreare il patron: un salotto di una donna d’altri tempi elegante e raffinata, ma al tempo stesso moderna e con “quell’allure” irresistibilmente glamour,

Clemente Quaglia


Aperto per pranzo e dall’aperitivo serale a tarda notte, è il luogo ideale per lunghe e piacevoli serate tra amici o intime cene romantiche. E come in una casa, tutto è curato in ogni minimo dettaglio, rispettando però il luogo e la struttura del palazzo, lasciando ad esempio a vista le volte a botte storiche in mattoni e creando il giusto equilibrio con arredi e illuminazione dal design anni '50 e ‘60 accostati a elementi e geometrie pure. Un sapiente gioco di epoche storiche, forme, materiali e colori ad opera dell’architetto Danilo Maglio che ha giocato con i colori classici del giallo senape, del blu cobalto, del celeste carta da zucchero del velluto e della pelle scelta per divani e poltrone, con il ferro del bancone bar

e della “tenda” metallica che separa la zona ristorante dal bar.

La scelta dello Chef Giorgio Baldari da parte di Clemente Quaglia è stata dettata dal voler dare una continuità anche in cucina del concetto di accoglienza prediligendo piatti semplici e di grande suggestione. Lo Chef Giorgio Baldari, Cuoco di Terra Madre e dell’Allenza, ha ideato per il Clotilde un menu che rispetti i principi di Slow Food del buono, pulito e giusto ponendo estrema cura nella scelta dei prodotti: la carne proviene da Angelo Feroci, la pasta fresca (solo la base, mentre le paste ripiene vengono chiuse “in casa”) dal Pastificio Secondi, i pomodori sono di Travaglini, i tartufi sono di Savini, il riso è Zaccaria. Tale attenzione ha dato vita a un menu alla carta (sia per pranzo che per cena) con un ampia proposta di piatti di tradizione in cui si fa un grande uso di materie prime del territorio laziale, con una particolare predilezione per le zone di Roma, Latina e Frosinone. Tra i piatti citiamo Tre polpette di una volta (di manzo al pomodoro, di vitello alla picchiapo', di agnello con carciofi), Fondente di steccata di Morolo con broccoletti ripassati e salsiccia, Schiacciata di patate ed erbe di campo al formaggio conciato e guanciale di suino nero, Ravioli di coda nella sua salsa con pomodoro, pecorino e sedano croccante, Paccheri con fagioli, cozze e cotica soffiata al pecorino, Costolette di agnello panate e fritte con salsa di cacio, limone e uova, Polpo alla griglia con peperone crusco e patate all'olio di frantoio.

Insomma una piacevole sorpresa, in un periodo storico dove le nuove aperture di ristoranti si rifanno ad uno stile omologato di tendenza e ad una cucina ispirata solo dalla esagerata esigenza di stupire, con abbinamenti esasperati spesso di materie prime deludenti.

Polpette di agnello

La tartare al coltello


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