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Artimino: Carmignano ed altre emozioni


Il Barco Reale Doc

Molto spesso nei miei viaggi di lavoro, visitando territori italiani, mi sorge la domanda: ma il Signore ha creato il Paradiso pensando ai paesaggi italiani o ha creato l'Italia e i suoi panorami pensando al Paradiso? Domanda alla quale non possiamo rispondere, quindi non ci rimane di godere di quanto il nostro sguardo possa catturare di volta in volta e farlo elaborare perché si trasformi in sensazioni ed emozioni uniche. Tutto ciò si verifica anche qui, a cavallo tra le provincie di Firenze e di Prato. Siamo nella zona del Carmignano, un territorio vocato alla viticoltura da sempre. Da poco si sono celebrati infatti i 300 anni del bando motu proprio di Cosimo III dei Medici. Era il 24 settembre del 1716 quando il Granduca emanò il bando Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra, nel quale venivano specificati i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti questi vini, considerati fra i più virtuosi del tempo. Si trattava del primo esempio al mondo del concetto di Denominazione e di disciplinare di produzione, anticipando di circa un secolo le Aoc francesi.


Villa La Ferdinanda, Artimino


Al centro di questa splendida alternanza di colline e valli, al centro del territorio del Carmignano, si estende la tenuta di Artimino. La storia di Artimino si perde nella notte dei tempi: prima un insediamento etrusco, poi un borgo medievale e infine l’amata dimora di caccia della famiglia Medici. Oggi simbolo e testimonianza della lunga storia della Tenuta è l’imponente Villa La Ferdinanda, cuore nevralgico della riserva di caccia che venne cinta da un lungo muro e conosciuta con il nome di Barco Reale. La villa nota anche come “villa dei cento camini”, costruita nel 1596 per volere di Ferdinando I dei Medici su disegno di Bernardo Buontalenti e riconosciuta patrimonio UNESCO nel 2013. Il gran numero dei camino era un'espressa volontà del Granduca: soffriva di gotta e traeva giovamento dal calore costante nelle stanze. Al piano nobile si possono ammirare quelle che furono le stanze del Granduca Ferdinando I e della moglie Cristina di Lorena, nipote di Caterina de’ Medici. La “Ferdinanda” con la sua mole armoniosa incarna quello che era l’ideale della residenza extra urbana del Granduca Ferdinando I de ‘Medici,

I 100 ettari che circondano la villa sono coltivati a vigneti e uliveti, e per buona parte lasciati a bosco. La denominazione tipica di questo territorio è il Carmignano, ma non manca il Chianti di Montalbano. Le viti coltivate sono Sangiovese, a cui si aggiunge Cabernet Sauvingnon, Merlot, Syrah, Gamay, Canaiolo, Colorino, Trebbiano, Malvasia Bianca e altre uve. I vigneti si alternano, sui diversi versanti, in modo che lo stesso vitigno possa offrire caratteristiche diverse in base all'esposizione e che possa offrire delle complessità uniche.

I vini prodotti sono quelli tradizionali della zona, ovvero Carmignano Docg anche nella versione Riserva, Barco Reale Doc, Barco Reale Rosato Doc e Vin Santo di Carmignano. Dal versante che guarda Firenze, si ottiene invece il Chianti Docg. I vini più strutturati, come il Carmignano e il Carmignano Riserva, vengono sapientemente affinati in legno, sia in botti grandi da 30 e 50 hl che in barrique, affinché possano esprimere al meglio tutto il loro potenziale aromatico; i vini più giovani, invece, come il bianco o il rosato, sono freschi e di pronta beva.


Il Barco Rosato Reale Doc


Come da tradizione toscana, i Vin Santi sono ottenute da uve lasciate ad appassire su graticci riposano in caratelli per molti anni, per diventare vero nettare. Sono prodotti con uve rosse come il Sangiovese e qui prendono l'appellativo di "Occhio di pernice".


"La filosofia dell'azienda, spiega Filippo Paoletti enologo, è quella di salvaguardare i vigneti storici quelli di alta qualità, comunque sia quello che ti da un vigneto di quarant'anni non te lo da uno di cinque o dieci anni". Il risultato è che tutti i vini della Tenuta di Artimino si distinguono per piacevolezza, carattere, finezza di profumi ed eleganza: raccontano il loro territorio di origine con gentilezza, accompagnati dal lavoro di cantina nel loro processo naturale di evoluzione. Qui ne diamo una breve indicazione che a nostro avviso conferma quanto affermato.

Barco Reale Rosato Doc è realizzato con uve Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, utilizzando la tecnica del salasso, cioè Il mosto fermenta in vasche di acciaio inox a contatto con le bucce per 24/36 ore a 14 °C. Successivamente le bucce vengono separate ed il mosto ormai rosato continua a fermentare a bassa temperatura per 14/16 giorni. Alla fermentazione segue un elevàge sulle fecce di almeno 3 mesi. All’olfatto le note floreali di biancospino e rosa si sposano a sentori fruttati di ciliegia e melograno. Al palato grande piacevolezza e mineralità unite ad una freschezza acida esemplare.

Il Chianti Montalbano Docg, da uve di Sangiovese, Canaiolo, Colorino, è una produzione limitata di circa quarantamila bottiglie. Il Canaiolo presente viene da due varietà diverse del vitigno: uno spinge più sul frutto ed è meno colorato, mentre l'altro che viene da un versante diverso, offre una colorazione decisa ma non esprime al meglio i profumi varietali; tutto questo non consente una vinificazione in purezza mentre nel Chianti dona rotondità e persistenza al vino.

Il Ser Biagio Barco Reale, è un vino che esprime la territorialità: gia nel nome Barco, infatti prende origine dalle mura di cinta che Ferdinando de' Medici fece costruire attorno alla tenuta già al momento della costruzione della villa. Una territorialità espressa con il Sangiovese arricchito dal Cabernet Sauvignon e dal Merlot, un vino piacevole ed equilibrato.

Il Poggilarca è il Carmignano giovane, il vino tipico della zona, dove il Sangiovese, affinato in botti grandi è predominante rispetto a Cabernet Sauvignon e Merlot, affinati in legno francese. Il risultato è un vino armonico, dove l'acidità si sposa perfettamente con la piacevolezza dei frutti rossi.

Il Grumarello è invece il Carmignano riserva, dove la selezione avviene già scegliendo le masse migliori dedicate all'affinamento, che in questo caso dura ventiquattro mesi. Un vino che mostra una sua sincera personalità, non omologato nello stile. Un vino corposo e persistente.


Un angolo del ristorante Biagio Pignatta


La Tenuta Artimino non è solo vino, offre una eccellente ospitalità sia nel servizio di hotellerie diffusa, stanze e appartamenti sparsi nei borghi della tenuta, sia nelle stanze del corpo chiamato Paggeria Medicea. Per il cibo invece il Biagio Pignatta è ristorante che offre un'ampia proposta di cucina toscana, ma anche piatti che superano i confini regionali. Due sono i piatti più rappresentativi della lista; Tortelli alla Pappa con il Pomodoro e l'Anatra all'Arancia. Il primo è una rivisitazione del più classico dei piatti toscani; dove la pappa al pomodoro, delicata e della giusta consistenza è eseguita magistralmente, riportando i sapori più sinceri della preparazione. L’Anatra all’arancia, è un piatto di origini antiche, la cui storia si lega a quella della famiglia Medici: fu Caterina infatti che, regina di Francia, consegnò questa ricetta ai cuochi d’oltralpe, essendone lei stessa deliziata. Oggi è un piatto molto caro alla chef Michela Bottasso, che racchiude in questa creazione una cucina intima, creativa, legata al territorio. Un ristorante che adotta la filosofia del chilometro zero, grazie all'orto di cinquemila metri quadrati che quotidianamente rifornisce la dispensa.

Ma oltre alla linea per così dire tradizionale, Artimino offre anche un percorso benessere, che parte dalla Spa, realizzata nelle antiche cantine del paese, e finisce sulla tavola, con piatti originali, che sposano il gusto alla leggerezza: valgano per tutti lo sgombro con quinoa e cavolo cappuccio viola, l'insalata di carciofi con pinoli in cialda di parmigiano e la deliziosa torta di carote della chef.

Artimino è un luogo dove il visitatore può trovare la tranquillità necessaria a ritemprarsi, il piacere di degustare vini e cibo che restituiscono tutte le emozioni del territorio, ma sopratutto compiere un viaggio a ritroso nella storia toscana e della famiglia Medici.


L'anatra all'arancia di Caterina de' Medici

I tortelli con la pappa con il pomodoro

Insalata di carciofi e pinoli

Sgombro grigliato con quinoa

Torta di carote

La vinsantaia

La cantina

Una delle sale del ristorante Biagio Pignatta

I "cento camini" della villa medicea

Lo stemma mediceo sul camino

I "mostri" del Buontalenti a decorazione del camino principale della villa

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