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Abrigo, tre generazioni che raccontano le Langhe con il vino


La degustazione


Il Piemonte è un territorio che rappresenta il vino italiano nel mondo, restringendo ancora il cerchio quando si parla di Barolo, Nebbiolo e Dolcetto si parla di Langhe; Diano d'Alba è il luogo di cui vogliamo parlare.

In realtà il luogo lo racconta la famiglia Abrigo producendo vini da circa cinquant'anni dai propri terreni, coltivando i vitigni storici della zona, vini che con sincerità raccontano la passione che Giorgio il padre, e Giulio e Sergio i figli, hanno ereditato da nonno Giovanni che a Diano d’Alba, ha dedicato alla terra, acquistando la cascina dei Crava, attuale sede della cantina storica e dimora famigliare. Inizialmente Giovanni produceva vino, forse solo perché in quelle terre era inevitabile. Il bestiame, la frutta e le nocciole erano le attività principali. Nel tempo la situazione cambia, la produzione del vino è sempre più importante, Oggi dei ventidue ettari della proprietà undici sono vitati il resto messi a noccioleto.Solo recentemente la famiglia ha preso in affitto altri quattro ettari, poco lontano dal podere, per produrre Barolo. Abbiamo degustato alcuni dei loro vini accompagnati dai piatti proposti da Trimani, una delle più antiche enoteche di Roma, quando ancora si chiamavano Botteghe vini e olii., ma anche una delle prime ad ampliare la propria offerta con piatti di cucina. La degustazione è partita con il Dolcetto di Diano d'Alba docg Sori dei Crava 2018. Il Dolcetto è il vitigno piemontese meno acido e possiede una leggera parte tannica che è la particolarità di questo vino. Un vino di pronta beva, con settori fruttati e molto equilibrato, il nome lo prende dal vigneto da cui proviene, esposto a sud ovest, è interpretazione più classica del dolcetto e rappresenta al meglio le emotività di coloro che lo creano. La vinificazione avviene in acciaio e le macerazioni non superano i sei giorni. A questo vino si è abbinato un ottimo coniglio fritto su crema di carote, di cui non si sentiva una necessità troppo pressante, forse una dolcezza esagerata per la delicatezza della carne.


I vini della famiglia Abrigo


Il secondo vino proposto è stato Dolcetto d'Alba docg Garabei Superiore, come il precedente prende il nome dal vigneto di provenienza, si differenzia dal precedente per l'età delle viti, è il vigneto più vecchio dell'azienda, questo era il vigneto dal quale il nonno Giovanni faceva il "vin bon" quello da vendere. Qui la macerazione avviene anche fino a dodici giorni, ciò permette di estrarre tutta la parte tannica del vino, quindi più complesso e di prospettiva generalmente più complesso sia al naso sia al palato. Si è accompagnato con agnolotti fatti a mano in casa,con salsa di pomodoro, dove l'impasto mostra tutta la valenza della fattura, ma forse un tantino troppo spesso per farne una pasta ripiena, la farcia ottima, mentre la salsa di pomodoro sembra troppo dirompente, forse bastava qualche goccia di olio nuovo per esaltare la qualità di questo primo piatto.La degustazione finisce con due vini: il Nebbiolo d'Alba e il Barolo Ravera. Il primo viene da terreni soggetti a smottamenti quindi più teneri, la sabbia da al Nebbiolo dei caratteri fini, e eleganza e profumi. La vinificazione è in acciaio, la macerazione è di dodici o tredici giorni, un anno di affinamento in legno in botticelle da settecentocinquanta litri; questo permette anche di percepire anche i profumi primari del Nebbiolo che solitamente sono sfuggenti, questo è quello che la famiglia cerca. Un Nebbiolo a Diano d'Alba, non strutturato o imponente ma che rispetti le caratteristiche dei terreni. Il Barolo Ravera è vino della zona sud del Barolo, a circa quattrocento metri slm, Il vigneto si divide in due parti una dona più struttura, l'altra meno. Quindi il lavoro si svolge in due vasche una a macerazione lunga l'altra più corta poi la malolattica in acciaio, affinamento di due anni in legno: botticelle di dieci ettolitri di rovere di Slavonia. Di color rosso rubino granato. Profumo inconfondibile, assai gradevole, fruttato, intenso ed etereo, molto persistente dal finale balsamico. All’assaggio risulta di buon corpo e freschezza.Il sapore è asciutto, con tannini importanti, pieni e molto promettenti.Finale lungo e persistente che lascia intendere un grande potenziale di invecchiamento. Per sostenere l'importanza di questi due vini Trimani ha proposto un agnello in umido con puntarelle alla romana, piatto che ha retto il confronto con l'importanza dei vini.

Una degustazione di vini che ci fa conoscere una realtà tipica del Piemonte: piccoli produttori, una famiglia intera che si dedica al duro lavoro della vigna, soli senza mano d'opera estranea gli Abrigo producono vini che ben rappresentano il territorio ma quel che più conto la loro filosofia di lavoro e di vita.


L'agnello con le puntarelle di Trimani

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