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La musica del vino, il Prosecco

di Marco Rossetti




Il sole di un pomeriggio di fine Giugno illumina le strade di Conegliano, dal civico uno di via Carpenè escono i suoni dell'accordatura di strumenti a corda, violino, viola, violoncello, contrabasso e basso continuo si stanno preparando.

Da qui a pochi minuti un concerto di Officina Musicum Venetiae corteggerà gli orecchi degli ospiti del Carpené Malvolti "1868 Gallery". Le musiche degli autori veneti più prestigiosi saranno eseguite con strumenti originali. Subito le emozioni assalgono il cuore. Un evento promosso da Domenico Scimone e da tutta la famiglia Carpené: la famiglia e l'azienda sono legati a doppio filo con il territorio e con il bello che in esso è rappresentato. Il bello come il contenuto di una bottiglia di prosecco.

E il paesaggio di Conegliano e di Valdobbiadene

A me piace considerare una bottiglia di Prosecco come uno strumento musicale, infatti produce musica: lo stropiccìo dell'apertura della capsula, l'apertura della gabbietta, il lieve rumore del tappo che si solleva dal collo della bottiglia, poi il delizioso nettare che scivola nel calici e in fine il perlage che si solleva sino alla superficie del bicchiere.

Chiamatemi visionario, ma è musica, anche perché quando finalmente il vino raggiunge il palato, si prova una sensazione piacevole come quando si ascolta un buon brano di musica. Tutto questo è il prosecco. Un vino che rappresenta un territorio, uno spicchio di terra che sembra disegnato dalla matita di un pittore, il pittore in questione è Antonio Carpené, che circa centocinquanta anni fa a fortemente voluto identificare queste colline di Conegliano e di Valdobbiadene, con un vino spumante il Prosecco.


Officina Musicum Venetiae


Un desiderio, o meglio un progetto, che ha trasformato l'agricoltura povera di fine Ottocento, quando si produceva quasi esclusivamente mais, piantato per sfamare le povere famiglie contadine, in uno scrigno regale di vigneti, capace di produrre seicento milioni di bottiglie e di essere il vino più venduto al mondo.

Antonio Carpené, prima di fondare l'azienda, ha voluto realizzare la trasformazione del territorio, ha convinto gli agricoltori a cambiare le coltivazioni di mais in vigneti di uva Glera, ha letto il futuro alla perfezione, e per il bene dei suoi conterranei ha anche fatto cultura, fondando la prima scuola enologica in Italia, l'Istituto G.B. Cerletti.

Attuando il principio "la terra ai vignaioli", non ha creato una azienda che coltivasse i vigneti, ma ha stretto rapporti di amicizia con i vignaioli in modo che questi conferissero le loro uve a lui. Principio che ancora oggi è l'incipit delle generazioni successive.

La Carpené Malvolti non è solo un'azienda che si identifica con il territorio ma è la sua realizzazione, il sogno di un uomo geniale che ha saputo costruire una realtà importante su di un sogno. Oggi siamo alla quinta generazione e l'azienda è ancora marchio identificativo del Prosecco, condotta non solo col concetto di redditività ma anche di appartenenza. Al di fuori della produzione sa cogliere e offrire tutto il bello del territorio e anche al di fuori di esso. Il bello che ritroviamo anche sorseggiando un vero Prosecco.




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