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Stella di Lemmen



di Marco Rossetti


Il destino alle volte può essere crudele, altre invece riservare sorprese inimmaginabili. Questo secondo caso il destino lo ha riservato a Lucia Bruzzone e Diego Feola. Liguri entrambi, rientrati dalla Germania sono alla ricerca di una casa dove ritirarsi, scelgono Le Cinque Terre, un territorio ligure sicuramente affascinante.

E' il 2014 quando si imbattono, forse casualmente, o forse è il destino a farli incontrare con l'antico borgo di Lemmen, sulle colline di Riomaggiore; si trovano di fronte ad uno spettacolo poco entusiasmante: i rovi coprono gran parte del terreno, alberi bruciati dall'incendio del 2011 sono disseminati un pò ovunque. Ma all'improvviso la folgorazione: la vista si apre su un panorama mozzafiato: il mare, lì sotto, sembra di toccarlo con mano.



Pochi minuti e la decisione è presa, Lucia e Diego hanno trovato la casa, beh non proprio, per l'esattezza un rudere, il luogo è abbandonato da tanti anni, non c'è una strada carrabile, lavorare questa terra è difficile, forse impossibile, ma i due sono coscienti dell'impegno, decidono di ripristinare i terrazzamenti, impiantano le nuove vigne con agricoltura biologica e biodinamica, rendono i cinque ettari più eleganti piantando erbe officinali e alberi da frutta, un lavoro lungo e dispendioso. Con l'aiuto dell'enologo Costantino Spinetti.



I vitigni scelti sono quelli tipici del territorio: Vermentino, Bosco e Albarola. Finalmente arriva il 2020 quando il vino, sempre un blend degli stessi uvaggi con percentuali diverse, lo si può imbottigliare. Il primo che abbiamo assaggiato è il Limen, in una verticale che va dal 2020 al 2023; tutte le annate mostrano una ottima tendenza a sopportare l'invecchiamento, rilasciano profumi intensi e freschezza più che gradevole; è un vino che evoca i profumi e gli aromi del territorio e delle colline a trecento cinquanta metri sul mare. L'annata che ho preferito quella del "21 dove gia è sensibile la giusta maturazione del vino, il "20 troppo acerbo, le altre ancora immature. Limen nasce da una co-fermentazione spontanea, senza l'uso di lieviti selezionati, per esaltarne la freschezza e la purezza.



La degustazione è proseguita con 112358 ispirato alla sequenza di Fibonacci, simbolo di ancestralità e armonia. Da vitigni Albarola e Vermentino, vinificati esclusivamente in terracotta, un bianco profondo e intenso tipico del territorio.

Si è passati per un'altro bianco: Astro, vino dal carattere unico ma a mio avviso meno gradevole del precedente, prodotto dalle uve Bosco affinate in terracotta, in blend con le altre uve Albarola e Vermentino, vinificate in botti di rovere francese.

Alla fine un rosso: Caligo che significa bruma marina, un nome che evoca l'escursione termica della zona, prodotto da uve Grenache e una piccola percentuale di Cannaiolo, vino che matura in damigiane di vetro.

La degustazione è stata accompagnata da un sapiente percorso marino di cibi preparati con la solita raffinata eleganza della cucina del ristorante Al Ceppo di Roma.

Una leggerisimma frittura di alici e moscardini seguita da uno spaghetto alle vongole veraci in salsa di aglio nero, per finire con una zuppetta di crostacei e molluschi davvero notevole ed una Crema di vaniglia, freddo di caki e crumble al cacao.


Lo spaghetto alle vongole veraci in salsa di aglio nero del ristorante Al Ceppo




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