top of page

La Lupinella


Un'immagine della tenuta


La Lupinella è una tenuta che sorge nel cuore della Toscana quella zona dove il Chianti è espressione territoriale.

Nel comune di Montespertoli, dove già gli etruschi riconobbero a quelle colline la vocazione vitivinicola. La proprietà è della famiglia Bitossi, presente in Toscana sin dal Rinascimento, il nucleo da sempre ha avuto a che fare con la terra, infatti avevano a che fare con le argille essendo produttori di ceramiche. Solo negli anni settanta del secolo scorso sono entrati in possesso de La Lupinella, prima come tenuta di famiglia per la produzione di vino e ortaggi, poi verso la fine di quel secolo prende vita quella che oggi è l'attuale realtà della tenuta, la coltivazione di vitigni autoctoni, la produzione di vini sinceri che rappresentano la filosofia familiare e aziendale. Il recupero di appezzamenti dopo appezzamenti seguendo le modalità tipiche del territorio ha permesso che il contesto di questo venisse rispettato, uno spirito guida che oggi permette a La Lupinella di produrre vino di struttura e potenza, longevi e profumati, in una parola tipicamente toscani. Abbiamo conosciuto questi vini in una degustazione organizzata dalla famiglia Bitossi a Roma presso il ristorante Al Ceppo, i cui piatti hanno accompagnato la degustazione in ottimi abbinamenti, esaltando i tre vini presentati, che risultano piacevoli e pieni di quella tradizione Toscana, che rende questa regione simbolo dell'enologia italiana. La filosofia familiare, forse dovuta alla parallela attività della ceramica, ha voluto che la vinificazione dei vini avvenisse in orci di terracotta, antica tecnica che permette un naturale controllo della temperatura.


Il Trebbiano Toscana IGT 2018


All'arrivo Al Ceppo ad accoglierci un calice di La Lupinella Bianca: Trebbiano Toscana IGT 2018, un vino bianco che si presenta fresco ma di struttura. Le uve selezionate in vigna sono raccolte a mano; sempre a mano una piccola parte viene diraspata a mano, questi acini vengono aggiunti durante la fermentazione negli orci, e scendendo naturalmente dalla superficie fino al fondo arricchiscono l'aromaticità del vino. La pressatura è soffice e come abbiamo detto la vinificatura avviene in orci di terracotta. L'affinamento avviene sempre negli orci per almeno sei mesi, senza fermentazione malolettica, L'affinamento prosegue per tre mesi in bottiglia. Il vino si presenta ricco di profumi floreali, mantenuti anche nell'assaggio dove esprime si la freschezza ma anche una struttura che lo rende particolare e piacevole. A questo Trebbiano la cucina de Al Ceppo ha proposto grissini e focaccia della casa e gamberi in tempura con puntarelle e salsa maionese.


Il rosato La Lupinella


Si è poi proseguita la degustazione con La Lupinella rosato, vino molto piacevole, prodotto da uve Sangiovese, provenienti da un singolo vigneto, avulse da quelle del chianti. La procedura post vendemmia è simile a quella del Trebbiano; quindi pressatura lievissima, solo per sgocciolamento, entra in anfora dove fa la fermentazione per venti giorni, dopo di che va in acciaio dove rimane per circa sei mesi, prima dell'imbottigliamento. Vino di buona acidità che lo rende ottimo anche in abbinamenti con carni magari non rosse. Il colore è tenue, al naso risaltano sentori di fiori bianchi e note agrumate, Al palato immediatamente risalta la freschezza ma insieme alla rotondità e la forza, alleggerita, del Sangiovese, e la sua persistenza. Un vino Sapido e piacevole, ottimo per chi ama i rosati. A questo vino la cucina ha abbinato un risotto di zucca gialla con chips di zucca e tartufo nero.


Il Chianti La Lupinella


Piatto di stagione, di buona fattura che ben si confrontava con l'acidità del vino. Il terzo vino proposto è stato il chianti, la vera espressione del territori, un vino equilibrato e di buona beva, le uve son solo Sangiovese, magari solo con minime percentuali di canaiolo o di altri uvaggi autoctoni previsti dal disciplinare. Anche qui si utilizzano uve selezionate in vigna e raccolte a mano, la fermentazione avviene in vasche di cemento, poi la massa viene divisa in tre parti uguali, un terzo resta in cemento, un terzo va in botte grande e l'ultimo terzo va in tonneau.

Queste tre parti restano separate per dieci mesi poi vengono assemblate in acciaio e poi sei mesi in bottiglia. Una interpretazione del Chianti un poco più complessa del solito, specie per il ritorno al cemento. Un vino piacevole sia al naso che al palato, bilanciato con una buona tannicità che offre una buonissima beva. Il vino è stato abbinato ad un maiale in crosta di nocciole con riduzione al vino rosso e porcini. .L'esperienza è stata senz'altro positiva, una piccola azienda che si presenta sul mercato con tre etichette sorprendenti sia per la rappresentazione del territori, sebbene l'insolita finalizzazione degli uvaggi, cioè il Trebbiano qui qui usato in purezza mentre solitamente viene utilizzato come taglio; il rosato realizzato con il Sangiovese invece dei soliti vitigni internazionali; infine il Chianti con il Sangiovese praticamente in purezza.


Il risotto zucca e tartufo del ristorante Al Ceppo di Roma

Post in evidenza
Post recenti