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Via Veneto, il 'lusso accessibile' del ristorante Flora


Spaghettoni Mancini ai tre pomodori


Sapori riconoscibili, ricette confortevoli ispirate in larga parte alla gastronomia del Sud, ingredienti selezionati lungo tutto il territorio nazionale. Su queste basi parte la nuova stagione del Flora Restaurant, il ristorante gourmand al piano terra di uno degli alberghi più importanti di Via Veneto, il Rome Marriott Grand Hotel Flora, un tempo casina di caccia della famiglia Ludovisi. In una elegante sala dai toni verdi, raffinati divani e comode sedute in pelle marrone, circondati da marmi policromi, specchi e legno, accolgono gli ospiti in uno spazio ricercato ma senza troppe sofisticazioni, che predilige linee pulite e un arredamento leggero e sobrio, per servire una quarantina di coperti. È già in questi tratti di arredo che emerge la nuova cifra del locale. «Il concetto che perseguiamo - racconta il General Manager dell’hotel Achille Di Carlo - è quello di un “lusso accessibile”, per questo abbiamo creato un ambiente pienamente confortevole in cui concedersi, per esempio, un aperitivo accompagnato dalle note del pianoforte, un pranzo veloce ma gustoso o una cena più rilassata, mentre si apprezzano le eccellenze del territorio in una proposta dalla spiccata impronta italiana e mediterranea».

Nei piatti queste suggestioni sono affidate all’estro dello chef napoletano Massimo Piccolo - dal 2000 nella brigata del Flora e da cinque al timone della cucina - con una carta ricca di richiami regionali. Preparazioni essenziali e riconoscibili dialogano con una clientela non solo italiana e internazionale, ma soprattutto romana. L’offerta è in un menù versatile che usa i toni rassicuranti della tradizione, proposta con piatti eleganti e raffinati, dagli antipasti ai dessert. Entrée che danno spazio alla materia prima, come l’Uovo poché su vellutata di carote alla robiola e la Tartare di Fassona con cardoncelli e senape. I primi piatti esaltano brillantemente i prodotti regionali, come la Pasta e patate con provola affumicata e gli Spaghettoni Mancini ai tre pomodori, preparazione apparentemente semplice, ma che nasconde una grande complessità nella scelta meticolosa delle tipologie di pomodoro, così da bilanciarne acidità e dolcezza, in un’esplosione di gusto tipicamente mediterraneo. Ancora, il Tonnarello Pastificio Secondi al ragù di gallinella, limone e tarallo napoletano.


Lo chef Massimo Piccolo


Anche nei secondi piatti si strizza l’occhio alle eccellenze territoriali, di mare e di terra. L’attenzione ai produttori e la selezione delle aziende, la maggior parte delle quali lavorano in biologico, trovano espressione nel Filetto di bue Bio azienda

agricola Gnessi con il suo fondo e

cardoncelli saltati. Così la territorialità, la florida fauna del nostro Mediterraneo e l’abilità nelle cotture dello Chef partenopeo, vengono rivelate nella Zuppetta con lenticchie di Castelluccio di Norcia IGP e calamaro scottato. Una cucina che diventa, dunque, un viaggio di conoscenza tra profumi e sapori nostrani per lo straniero e una coccola confortevole per il cliente romano che ritrova, magistralmente eseguiti, i piatti della sua memoria. A prezzi in linea con la qualità dell’esperienza ma anche alla portata di una clientela media. Accompagna il menù, una nutrita carta dei vini, con una ricca varietà di etichette regionali, da nord a sud Italia, tra bianchi, rossi, rosé e bollicine e una sezione interamente dedicata agli Champagne.


La sala


La cucina, inoltre, colloquia in maniera inedita con la mixology curata da Alessio Mercuri che, dopo aver appreso tutti i segreti dell’arte della miscelazione in Italia e all’estero, crea divertenti twist sui cocktail tradizionali, con accostamenti inusuali che si sposano con le preparazioni dello Chef. La sua visione del bar va oltre la più schietta definizione letterale, arricchendosi di significati intangibili che ben si sposano con i valori della proprietà. Tutto questo viene scolpito in una drink list tradizionale, con qualche variazione sul tema, come nei tre signature proposti: lo Skyscraper, cocktail a base di The Botanist Gin con Chartreause Jaune, Maraschino, succo di limone, oleo saccarum e drop Chambord, che ricorda un grattacielo nella stratificazione cromatica dal viola al giallo dei suoi distillati; lo Shaked Ginger, a base di vodka con l’aggiunta dell’Amaro 33 di Conegliano, con zenzero, Cointreau, succo di limone, dry orange bitter e zenzero fresco; il Cinnamon Old Fashioned, drink affumicato con cannella e chicchi di caffè a base di Buffalo Trace Bourbon, zucchero di canna, Angostura bitter e olio essenziale all’arancia, un piacevolissimo twist sul classico Old Fashioned.



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