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Impepata di cozze



Le estati della mia infanzia, e fino ai vent’anni, le trascorrevo ad Anzio; di quei tempi conservo ricordi piacevoli, tra le tante abitudini familiari, di cui alcune divenute veri e propri rituali, ricordo la colazione del sabato. Il sabato quando i papà raggiungevano la famiglia andavano a fare l’aperitivo, questo consisteva nel consumare frutti di mare crudi, specie le cozze, presso la bancarella della “sora Maria” e successivamente a bere il vermut alla fraschetta. Essere invitato a quell’aperitivo per me fu un vero rito di passaggio: dall’adolescenza passavo all’età adulta. Questo rituale durò ancora per pochi anni,poi le quattro o cinque bancarelle di frutti di mare chiusero, vuoi per il venir meno del consumo di frutti di mare crudi, vuoi per il costo elevato di una gestione attenta alle regole igieniche imposte dal legislatore. Tra i frutti di mare la cozza è il più popolare, popolare sia nel senso di meno caro sia perché per secoli è stato cosumato sulle tavole delle frange più povere della popolazione. Il basso costo è dovuto sia al facile sistema di allevamento sia alla sua natura molto invasiva, quindi la selvatica è capace di attecchire anche in zone molto vicine alla costa troppo spesso inquinate. Infatti il sistema di respirazione e nutrizione del mitilo è lamellare, e passa attraverso il filtraggio dell’acqua, l’animale trattiene le sostanze contenute nel mare restituendo un acqua depurata rispetto a quella ingerita; una singola cozza è capace di depurare in una sola ora quattro litri di acqua. Per questi motivi è sconsigliabile mangiarne di crude, se proprio non si ha la certezza della provenienza, e anche in quel caso….sarebbe meglio evitarlo. Il consumo di cozze crude era molto diffuso in tutta Italia sino agli anni ottanta del secolo scorso, col tempo è andato sempre più diminuendo, in passato si credeva che poche gocce di limone potessero abbattere i batteri e i virus contenuti nel mitilo, credenza assolutamente non vera. Tra le varie proposte di piatti a base di cozze tra i più diffusi sicuramente c’è l’impepata, piatto povero, ma molto versatile visto che può essere servito sia come antipasto come primo ma anche come secondo. Si narra che Ferdinando I di Borbone re di Napoli, ne fosse ghiotto. In passato, quando era consumata prevalentemente nelle regioni del Sud, era considerata un piatto non degno di apparire sulle tavole nobiliari. Ci pensò il cuoco salentino Vincenzo Corrado a sdoganarla, inserendo la ’mpepata nel suo ricettario “cuoco galante”. Impepata è il termine che indica una preparazione di frutti di mare semplicemente aperti al fuoco, preparati e serviti con il loro brodo. In realtà la si può realizzare anche con vongole o tartufi di mare, ma la più diffusa rimane quella di cozze.


Ingredienti per 4 persone al 100% (quantità netta) 2 kg Cozze 3 pz Aglio 100 g Prezzemolo 50 g Olio d’oliva extravergine 50 g Pepe nero


Preparazione: Per prima cosa puliamo e raschiamo bene il guscio delle cozze ed eliminiamo il bisso (la barbetta che fuoriesce dal guscio). Una volta pulite le cozze, scaldate in un tegame l’olio con l’aglio e aggiungete le cozze. Coprite il tegame con un coperchio e fate cuocere per qualche minuto a fuoco vivace fino a quando le cozze si saranno aperte. Verso fine cottura aggiungete abbondante pepe nero e se preferite anche il prezzemolo tritato. Cercate gli spicchi di aglio e toglieteli dal tegame. Agitate la pentola con il coperchio ben chiuso in modo da consentire al pepe e al sugo delle cozze di spandersi per bene. Togliete la vostra impepata dal tegame e servite ben caldo! Potete accompagnarla con delle belle fette di pane casereccio abbrustolito e dei pomodirini crudi a guarnire.

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